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Servizio Civile Universale: tra sfide e opportunità

By 17 Agosto 2023 No Comments

Il Servizio Civile Universale è un percorso rivolto ai giovani tra i 18 e i 28 anni, che possono scegliere volontariamente di dedicarsi alla costruzione e allo sviluppo di progetti utili alla collettività, nell’ottica di promuovere i valori fondanti la Repubblica Italiana. Nato inizialmente come alternativa alla leva, il Servizio Civile si è affermato nei decenni come un percorso con una propria specifica identità, rappresentando un’opportunità, offerta a ragazze e ragazzi, di partecipare alla vita sociale della comunità.

La nostra Associazione ha contribuito alla realizzazione di un programma del Servizio Civile dell’Università di Padova per l’anno 2022/20223, intitolato “SCU: vettore di coesione sociale e dialogo con le istituzioni”, articolato in 3 progetti e che ha visto coinvolti 11 enti di accoglienza, tra i quali alcuni Comuni del territorio. Il percorso, tenuto da quattro nostri professionisti, si è articolato in due incontri di gruppo e un breve percorso di supporto psicologico individuale, orientati ad accompagnare e sostenere i volontari nella loro esperienza del SCU.  

A dicembre 2022 si è svolto il primo incontro di gruppo, in cui abbiamo potuto esplorare, principalmente, le motivazioni alla base della scelta del Servizio Civile e le aspettative rispetto al senso e al valore attribuito all’esperienza stessa. Successivamente, nel corso della primavera di quest’anno, è stata offerta la possibilità ai volontari, su loro libera scelta, di accedere a quattro sedute di supporto psicologico con uno dei nostri professionisti. Infine abbiamo realizzato un secondo e ultimo incontro di gruppo a maggio 2023, che ha dato spazio ai volontari in un momento in cui, avviandosi a conclusione quest’esperienza, è emerso il bisogno di fare un bilancio personale e gruppale sull’anno trascorso. 

Dal lavoro con i volontari sono emersi molti temi interessanti, a partire dalle loro aspettative riguardo l’esperienza del SCU. Abbiamo osservato come elemento comune il desiderio di avvicinarsi al mondo del lavoro, appropriandosi di strumenti solidi e concreti da utilizzare nella costruzione della futura identità professionale. La maggior parte dei volontari, infatti, ha colto nel Servizio Civile l’opportunità di immergersi nelle proprie aspirazioni, esplorandole e approfondendole. 

Altri invece hanno intravisto, in un momento di disorientamento rispetto al proprio futuro professionale, la possibilità di sperimentarsi al di fuori del percorso formativo intrapreso, nell’ottica di ampliare i propri orizzonti e impiegare in maniera proficua un periodo di riflessione rispetto a sé. 

La fase di vita a cui il Servizio Civile si rivolge si caratterizza per una propria specificità. A partire dall’esperienza con i volontari, abbiamo potuto sviluppare alcune riflessioni sulla “crisi del quarto di secolo” di cui si sente spesso parlare. Tale espressione, ispirata dagli studi dello psicoanalista Erik Erikson, si riferisce proprio al periodo attorno ai venticinque anni, caratterizzato spesso da vissuti di irrequietezza, ansia e senso di oppressione, in cui l’individuo sperimenta una tensione tra il sentirsi costantemente fuori posto e il desiderio di trovare il proprio posto, senza ben sapere da dove iniziare. 

Lo psicoanalista Erikson (1902-1994), allievo di Anna Freud e autore de I cicli della vita (1987), elabora la “Teoria dello sviluppo psico-sociale”, secondo la quale lo sviluppo umano è articolato in otto fasi in cui è presente un conflitto da risolvere per poter accedere alla tappa successiva con un’identità personale integra e un senso di benessere.

La fase che noi prendiamo in considerazione, quella in cui si colloca la “crisi del quarto di secolo”, è la sesta, denominata “intimità contro isolamento”: corrisponde all’arco di tempo che l’autore colloca tra i 20 e i 30 anni. Si tratta del periodo in cui l’adolescenza volge al termine e il ragazzo si sta trasformando in giovane adulto.  L’identità per la quale ha combattuto con forza durante l’adolescenza è in via di consolidamento e ora la nuova sfida è quella di individuare il proprio ruolo. In questo periodo rispondere ai desideri altrui, adattandosi, è ancora importante, ma il soggetto inizia a costruirsi dei limiti e dei confini, discostandosi dalle aspettative altrui.

La persona può ora investire in relazioni intime e mature anche a lungo termine, sperimentandosi nella propria trovata unicità. Tuttavia, se l’individuo non riesce a instaurare questo tipo di rapporti, può talvolta comparire un senso di isolamento e solitudine, caratterizzato da ansia e vuoto, riconducibili all’idea che ci sia qualcosa di sbagliato in lui. Lui o lei infatti può essere propenso a credere di non essere all’altezza degli altri o di non essere sufficientemente desiderabile nella propria identità. 

Ecco quindi che si realizza il conflitto tra intimità, o meglio, ricerca dell’intimità, e isolamento, ovvero quella tendenza al ritiro e all’allontanamento quando il desiderio di vicinanza intima all’altro viene frustrato. Se tale dinamica è ben visibile per quanto riguarda le relazioni affettive, il conflitto in realtà si gioca anche nel piano della realizzazione personale a più ampio raggio e in quella lavorativa in particolare. 

La professione, infatti, corrisponde ad un fondamentale investimento a lungo termine, che vede l’individuo padrone di scegliere ciò che più lo appassiona. Questo nella teoria, perché nella pratica il desiderio di autorealizzazione è spesso accompagnato dalla paura per la responsabilità che deriva da questa possibile autorealizzazione. Il ragazzo può trovarsi a sentire un senso di oppressione e inadeguatezza quando, alla fine di un percorso scolastico preconfezionato e nello stesso tempo “confortante”, affacciandosi ad un mondo ricchissimo di opportunità potenziali si trova profondamente disorientato. Da non trascurare anche il fatto che la ricerca del lavoro e la sperimentazione di fallimenti e rifiuti possono contribuire a far sentire la persona intimamente sbagliata e fuori posto, con conseguenti vissuti angosciosi o perfino depressivi. 

Come fare dunque? Teniamo ben presente che si tratta di una fase, e in quanto tale ha un inizio e anche una fine. Accanto a ciò è necessario ricordare che le crisi sono utili e importanti per conoscersi e maturare. Collezionare esperienze positive e negative in ogni ambito, dall’amore al lavoro, rende più solida e stratificata la nostra struttura psicologica, in grado di affrontare adeguatamente le sfide della vita. È assolutamente importante darsi il tempo e lo spazio di sentire i nostri vissuti, anche i più difficili da sopportare, come l’angoscia, la frustrazione, la rabbia o la tristezza, perché producono quella sana spinta al movimento e alla costruzione di un percorso che conduca non solo a trovare il proprio posto professionale, ma anche una completa realizzazione di sé.

In conclusione, nel ripensare all’esperienza vissuta con i ragazzi che hanno deciso di intraprendere il percorso del SCU per aiutare la collettività e aiutarsi a crescere, sentiamo di dover esprimere la nostra gratitudine. In parte perché ci hanno riportato a temi e ricordi della nostra personale esperienza, ma soprattutto perché il loro entusiasmo e la loro motivazione, uniti ad una capacità di osservare il mondo con le sue complicazioni, ci hanno mostrato il desiderio non solo di nutrirsi di questa esperienza, ma anche di apportare il loro contributo, la loro impronta. Per questo sono stati per noi estremamente preziosi.

Per approfondire:

Erikson, E. (1987). I cicli della vita. Continuità e mutamenti. Roma: Armando Editore.