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Prove di maturità, fra rispetto e intolleranza

Come ogni anno, volge al termine il periodo degli esami di maturità, una tappa che tutt’oggi nell’immaginario comune ricopre un’importanza evolutiva rilevante, sia in chi deve affrontare gli esami per la prima volta, sia in chi li ha già superati. Non conta da quanto tempo ce li si sia lasciati alle spalle: per alcuni è un ricordo da accarezzare con nostalgia, per altri un incubo ricorrente, per altri ancora un’esperienza rimossa; in ogni caso, sembra che la cosiddetta maturità costituisca una sorta di spartiacque fra lo status di teenager e quello di giovane adulto. 

Tra le tracce della prima prova di quest’anno, due in particolare sembrano avere fatto centro, e infatti sono state le più scelte, in modo trasversale dai maturandi, indipendentemente dal tipo di istituto (liceo, tecnico o professionale). La prima è l’analisi e produzione di un testo argomentativo a partire dall’articolo di Riccardo Maccioni “Rispetto” è la parola dell’anno Treccani. E serve per respirare, scelta da una netta maggioranza di studenti, il 40,3%. A seguire, la riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità, a partire dal testo di Anna Meldolesi e Chiara Lalli, L’indignazione è il motore del mondo social. Ma serve a qualcosa?, che è stata svolta dal 15,4% degli studenti. La predilezione per queste due tracce, relative a rispetto e indignazione, riflette una clamorosa e brutale attualità, in cui convergono due livelli distinti: uno riguarda l’adolescenza di oggi, con le proprie specifiche e i propri conflitti interni ed esterni a sé, transitando anche dai social; l’altro riguarda la situazione geopolitica mondiale, che minaccia con altri tipi di conflitto. In buona sostanza, questa proposta di riflessione su rispetto e indignazione sembra arrivare con una puntualità precisissima, in giorni dove alle consuete (ma comunque temibili) tensioni individuali dei maturandi si sono aggiunte drammatiche tensioni internazionali.

Chi ha occasione di confrontarsi con gli adolescenti e ascoltarli – e, soprattutto, desidera farlo – di sicuro non è sorpreso che queste due tracce siano molto vicine all’esperienza di ragazze e ragazzi, in termini di paure e speranze. Chi sono oggi? Chi voglio essere domani? Ma soprattutto, ci sarà un domani? Ci sarà posto per me? Che mondo erediterò? 

La parola rispetto fornisce un tentativo di comprensione e magari risoluzione. Deriva dal latino respicĕre, che si può tradurre con “guardare di nuovo” oppure “guardare indietro”. Richiama altri termini affini, per esempio: avere riguardo per qualcosa significa averne cura. Ci fa anche pensare allo sguardo, che precede il linguaggio, fin dalle primissime interazioni del neonato. Come scrive lo psicoanalista Donald Winnicott, nello sguardo della madre il bambino vede se stesso: la relazione soddisfa il bisogno dell’essere umano di essere riconosciuto. Il genitore è la prima figura a farci da specchio, e tale sguardo dà avvio alla strutturazione della nostra personalità. 

Queste considerazioni sono a mio avviso anche un invito a ricordarci che il nostro sguardo esprime in effetti un punto di vista, non la verità. In un illuminante saggio, il filosofo Paul Ricoeur sostiene che la tolleranza consista nell’ammettere la propria capacità limitata di comprensione rispetto a un orizzonte illimitato. In una società tollerante, ciascuno può avere le proprie opinioni, e bisogna accettare che gli altri esprimano verità soggettive quindi parziali, come le nostre. Siamo spesso portati a pensare  che ciò che è diverso è sbagliato, invece è solo diverso. Certo, la tolleranza contrasta le nostre “attitudini innate” a correggere, rettificare, disciplinare l’altro. Essere tolleranti è difficile perché bisogna: 1) ammettere il diritto dell’altro a una sua verità, e 2) guardare la propria convinzione dall’esterno come “un’opinione tra le altre”. Quindi, tolleranza è sia astensione (dal giudizio, dal divieto, dall’impulso “a imporre agli altri le nostre convinzioni”) sia ammissione (nel senso di accogliere e riconoscere le differenze), in un percorso che va dalla semplice sopportazione alla valorizzazione di tutti modi di vivere e di pensare purché non lesivi di altri. 

Ma allora va bene tutto? Chiaramente no. L’intollerabile esiste ed è ciò che non è degno di rispetto cioè non può essere respectum, guardato di nuovo, rispecchiato, perché induce repulsione. Se però non siamo allenati a uno sguardo attento e consapevole, molte sono le cose che potenzialmente possono suscitare la nostra indignazione. La riflessione di Meldolesi e Lalli mette in guardia proprio su questo: in un mondo che, a partire dai social, ci stimola continuamente e ci bombarda con migliaia di informazioni, talvolta discutibili o addirittura false, e di contenuti, spesso banalizzati o sgradevoli, la nostra irritazione è sovradimensionata e il nostro sguardo assuefatto. Nello scrolling quotidiano, ci arricchisce davvero dedicare appena una manciata di secondi ad aggiornarci sulle guerre in corso, fra una coreografia ammiccante, l’ennesima, e un post sul digiuno intermittente? Se la nostra mente si abitua a mettere sullo stesso piano contenuti così diversi, la nostra attenzione può indirizzarsi verso questioni irrilevanti e così ci si disabitua (o non si è mai imparato?) a dare peso alle cose importanti. 

Se pensiamo alle nostre “prove” di maturità, con cui ci confrontiamo ogni giorno, dobbiamo ammettere che trovare qualcuno più intollerante o intollerabile di noi ci fa sentire persone migliori, però ciò inconsciamente ci autorizza nelle nostre stesse intolleranze e ci distoglie dalle nostre parti intollerabili. Invece, se guardiamo noi stessi col desiderio di ri-conoscerci e impariamo a rispettarci (e rispecchiarci), ci stiamo già predisponendo a uno sguardo più benevolo e accogliente verso l’altro.

Per approfondire:

Maccioni R., “Rispetto” è la parola dell’anno Treccani. E serve per respirare, in Avvenire, martedì 17 dicembre 2024, (https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/rispetto-parola-treccani).

Meldolesi, A., e Lalli, C., L’indignazione è il motore del mondo social. Ma serve a qualcosa?, in 7-Sette – supplemento settimanale del ‘Corriere della Sera’, 13 dicembre 2024, pag. 12. 

Ricoeur, P. (1988). Tolleranza, intolleranza, intollerabile. Brescia: Morcelliana, 2024.

https://www.mim.gov.it/web/guest/-/-maturita2025-la-traccia-piu-scelta-e-il-testo-argomentativo-sul-rispetto-ecco-i-primi-dati

Dott. Paolo Oliva

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